Zahra, Maryam e Mahdieh sono cresciute tra le palme da dattero. Del dattero conoscono ogni segreto, sanno quando raccoglierli, come riconoscere quelli migliori e come maneggiarli senza danneggiarne la polpa. Nel villaggio di Bagh Chamak, alle porte di Bam, la città-oasi in mezzo al deserto nel sud est dell’Iran, quasi ogni famiglia ha il suo appezzamento di produzione del dattero e da esso trae almeno parte del suo sostentamento.
Nelle aree rurali dell’Iran non sono molte le opportunità di emancipazione economica e sociale offerte a delle giovani donne. Per questo Zahra, Maryam e Mahdieh, insieme ad una ventina di altre donne dei villaggi vicini, hanno deciso di ripartire da ciò che conoscono meglio per lanciare un’idea imprenditoriale. Da generazioni le loro famiglie tramandano ricette derivate dalla pianta di dattero: bevande dissetanti prodotte dal polline della palma, un aceto frutto dalla macerazione del dattero in diverse consistenze per condire insalate e carni, o anche sottaceti prodotti con i datteri ancora acerbi che cadono durante le operazioni di potatura.
L’idea della cooperativa tutta al femminile è nata durante una delle attività svolte dal progetto SPRING, in cui Haliéus è partner dell’ong Iraniana SPASDI, co-finanziato dall’Unione Europea e finalizzato a rafforzare le cooperative rurali della provincia di Bam. Difatti, nell’ambito del think-tank di villaggio in cui i piccoli agricoltori, le donne e i giovani hanno avuto l’opportunità di essere protagonisti per la prima volta di un meccanismo di consultazione partecipato sullo sviluppo sostenibile del territorio, le donne hanno deciso di avviare la loro attività.
Abitualmente emarginate nel processo decisionale del villaggio, hanno partecipato al dialogo in modo molto proattivo, aumentando la fiducia in se stesse, e ottenendo, finalmente, l’opportunità di essere protagoniste della vita economica del territorio. Il progetto le ha poi supportate con dei percorsi di formazione dedicati alla gestione cooperativa, allo sviluppo del business plan e alle tecniche di produzione, conservazione e marketing.
Il prodotto che ha riscosso maggior successo nei primi test sul mercato svolti in occasione di fiere locali e a Teheran è sicuramente il tradizionale aceto di datteri. A lungo ampiamente utilizzato in Medio Oriente, oggi sappiamo, grazie ad antichi testi babilonesi, che l’aceto di datteri viene prodotto da più di 3000 anni in Medio oriente. Derivante da datteri pressati e lavorati, o con la linfa delle palme, l’aceto di datteri era largamente usato in cucina e soprattutto come conservante nel clima caldo.
Le donne della cooperativa hanno anche iniziato ad usare le fibre di palma da datteri per confezionare i loro prodotti. In questo modello di sviluppo dell’imprenditoria agricola, la partecipazione delle donne non è limitata a una stagione e a un tempo specifico, ma viene protratta nel tempo. In questo modo possono migliorare e stabilizzare il loro sostentamento e i loro guadagni durante tutto l’anno.
La produzione viene fatta seguendo la tradizione, utilizzando però tecniche moderne cercando di perseguire standard di qualità e sicurezza alimentare di livello Europeo.”La produzione di aceto di datteri aiuta il nostro sostentamento. L’aceto dello scorso anno è stato venduto durante al Nowruz. Al momento le fiere rappresentano un’occasione per vendere ed iniziare a far conoscere il prodotto.”, queste sono le parole di Mandana Shahamat, un imprenditrice di Bamsaid, che sottolineano come la cooperativa stia ora lavorando sulla fase del marketing. Ameneh, un agricoltore del villaggio di Amirabad, ha dichiarato: “Non sapevamo nulla della filiera di commercializzazione dei datteri. Il team del progetto SPRING ci ha permesso di conoscere l’importanza del packaging e della creazione di un brand. Abbiamo trascorso quasi 10 sessioni in classe e abbiamo imparato molto”. Cambiare il modello di coltivazione, diversificare i prodotti, creare e sviluppare industrie secondarie e di trasformazione sono tra le strategie essenziali per l’agricoltura per uscire da un sistema di monocoltura schiacciato sulla produzione primaria con bassi margini ed alto rischio. I cittadini di Bam, inizialmente scettici verso un modello cooperativo troppo spesso associato a carrozzoni para-statali, vedono oggi una speranza di sviluppo nella creazione di nuovi modelli di business, in cui i cittadini diventano attori del cambiamento tramite le aggregazioni in forma cooperativa. Sono questi gli elementi che ci portano ad augurare buona fortuna alla cooperativa di donne di Bam per questa loro nuova avventura