La cooperazione internazionale
ritorni al centro del Paese.
Oggi più che mai serve fare sistema
e rilanciare l’attuazione della legge 125.
Da Roma, l’appello degli Stati Generali
della Cooperazione e Solidarietà Internazionale.
Questo lo spirito che il 7 giugno ha riunito a Roma, alla sala Onofri della Farnesina, gli Stati Generali della Solidarietà e Cooperazione Internazionale, alla presenza della vice ministra agli affari esteri e cooperazione internazionale, Marina Sereni, del Presidente dell’ANCI Enzo Bianco, dell’onorevole Lia Quartapelle, della vicepresidente della Regione Emilia Romagna, Elly Schlein, del Dir. DGCS Fabio Cassese, del Dir. AICS Luca Maestripieri, del Portavoce FTS, Vanessa Pallucchi e del Pres. CsvNet, Chiara Tommasini. Un tavolo completo con diversi livelli di rappresentanza istituzionale e diverse espressioni della società civile.
L’incontro, organizzato dal Comitato Promotore degli Stati Generali della Solidarietà e Cooperazione Internazionale, composto dal 15 Reti Nazionali, ha avuto come obiettivo l’avvio di un faccia a faccia con gli attori istituzionali, sia in ambito centrale che in ambito locale, per affrontare le diverse tematiche emerse nel processo di coinvolgimento della società civile in questi anni e, allo stesso tempo, per dare concretezza ad una legge ancora frenata da troppi ostacoli burocratici e culturali che limitano la collaborazione fra i diversi attori della Cooperazione Internazionale.
In apertura dei lavori Vincenzo Curatola, del Comitato Promotore, ha parlato di “un percorso iniziato nel 2019, con 13 incontri regionali, numerosi incontri online che hanno coinvolto le 15 reti che fanno parte degli stati generali, 152 organizzazioni territoriali e 11 documenti tematici”. Un risultato importante, che oggi più che mai impone un’ulteriore svolta. “La pandemia e la guerra in Ucraina hanno reso evidente quanto sia importante fare sistema, offrire risposte collettive, unire competenze e diversità. Il ruolo della cooperazione oggi non solo va riconosciuto, ma va anche promosso, e in quest’ottica, la legge 125, diventa uno strumento centrale, anche in riferimento alla realizzazione degli obiettivi dettati dall’Agenda 2030″.
“Impegno, volontà e proposte”, ha aggiunto Vincenzo Curatola stanno alla base di una crescita reale del sistema di cooperazione, “promuovendo i luoghi in cui si progetta e si coopera, ma anche favorendo le occasioni di dialogo, coinvolgendo i soggetti protagonisti e mettendo a frutto gli strumenti di cooperazione”.
La domanda centrale allora è: qual è lo stato della cooperazione oggi? Su questa domanda hanno offerto il loro contributo alcuni esponenti del Comitato Promotore, Francesca Ottolenghi, Giampaolo Silvestri, Silvia Stilli, Vanessa Pallucchi, Chiara Tommasini, Giuliana Tadiello che rispettivamente hanno ragionato sugli attori, sui luoghi e sugli strumenti del sistema. La proposta è quella che il CNCS – strumento permanente di partecipazione, consultazione e proposta – possa avviare un lavoro che partendo da una mappatura territoriale evidenzi le buone pratiche degli attori locali favorendone la partecipazione al Sistema Paese in termini di coinvolgimento, formazione, valorizzazione delle specificità e potenzialità. Due le priorità importanti. La prima riguarda gli spazi di partecipazione, in particolare il Consiglio Nazionale di Cooperazione allo Sviluppo, per verificarne funzionalità ed efficacia; la seconda riguarda la capacità del sistema di cooperazione di includere nuovi attori, a partire dalla fisionomia dell’insieme delle organizzazioni accolte nell’Elenco ex art 26 L 125/2014.
La ”co-programmazione e la co-progettazione” sono dunque le modalità di relazione tra Enti Pubblici e Terzo Settore ispirate al principio di collaborazione che oggi sono sempre più riconosciute. Occorre pertanto un lavoro di programmazione condivisa, per favorire l’applicazione degli strumenti e omogeneizzare i processi.
Per l’Onorevole Lia Quartapelle, intervenuta in collegamento, oggi più che mai servono figure che sappiano parlare e operare di cooperazione. Serve uno stato dell’arte della cooperazione, e non solo per capire la reale attuazione della Legge 125, ma anche per capire cosa si intenda oggi per cooperazione. Per questo, come ha aggiunto la vicepresidente dell’Emilia-Romagna, Elly Schlein, la strada da fare è ancora lunga, e occorrono pratiche di maggiore coinvolgimento e ascolto, intrecciando la cooperazione con altri tematismi all’ambiente e alla salute. Considerazioni che hanno trovato riscontro anche nel Presidente dell’ANCI, Enzo Bianco, che ha ricalcato il ruolo degli enti locali e dei comuni come dimensione operativa della cooperazione.
Per la viceministra Marina Sereni, a pochi giorni dalla Conferenza Coopera 2022, questo momento di confronto offre strumenti di riflessione importanti. Oggi occorre ragionare in termini di pluralismo, un pluralismo che riguardi tutti, le aree geografiche, il profit e no-profit, i territori. Occorre avere l’apertura di riconoscere questo pluralismo, ma serve anche incidere su organizzazione, su specializzazione, su professionalità, per superare le logiche dello spontaneismo. Un invito ad una maggiore marcatura di competenze e, allo stesso modo, alla sinergia: la cooperazione oggi deve essere capace di unirsi con tutti gli enti della società.
Il comunicato stampa disponibile qui.